“Devi imparare ora a meditare
come gli uccelli”.
Devi imparare il canto. Devi
imparare l’invocazione. Devi imparare che il respiro è suono e che il suono
sale, dall’addome al cuore, dal cuore alla gola, e nella gola si fa vibrazione
mantrica, preghiera che ascende a Dio invocandone la discesa dello sguardo.
Il respiro è movimento
ininterrotto presente nel mio corpo. Energia che mai cessa di dirsi, se non
quando ormai c’è interruzione di vita. Incessante, regolare flusso che va e
viene. Flusso manifesto, facilmente osservabile e udibile.
Appoggiare su di esso la
preghiera significa “pregare incessantemente”, secondo l’esortazione di San
Paolo nella Prima lettera ai tessalonicesi. E la tradizione dell’esicasmo lo ha
sempre compreso: fa’ di ogni respiro la tua preghiera e così sarai certo di non
interrompere mai il tuo pregare. “Il monaco abbia l’invocazione di Dio al posto
del respiro”.
Il soffio può farsi parola.
Il soffio può farsi canto.
Preghiera vocale. Preghiera
cantata.
Costantemente. Ad ogni attimo
ripronunciata.
Padre Serafino spiega al suo
discepolo:
“Bisogna respirare con la gola,
non soltanto per accogliere il respiro, ma anche per mormorare giorno e notte
il nome di Dio”.
E la gola fa da ponte. E’ il
ponte che permette il passaggio. Per questo è zona di cernita, una sorta di
dogana tra corpo e testa, che filtra e sceglie quanto deve passare in alto e
quanto no, e trasforma la qualità energetica di ciò che è ammesso al passaggio,
affinandola. Il nome del centro energetico, chakra della gola è visuddi, centro
di “purificazione”.
Il respiro si fa parola.
E non una parola qualsiasi.
Kyrie, invocano gli esitasti:
“Signore”. Kyrie eleison: “Signore, abbi pietà”. Ovvero: Signore, ascolta;
Signore, volgi lo sguardo verso di me; Signore, scendi; Signore, guariscimi;
Signore, sollevami; Signore, salvami… Kyrie eleison: la preghiera del cieco di
Gerico (Luca 18, 35-43) e del pubblicano che “non osava nemmeno alzare gli
occhi al cielo” (Luca 18, 9-14); la preghiera degli esitasti, del pellegrino
russo, dei monaci del Monte Athos; e di Padre Serafino. Kyrie eleison, da
abbinare al respiro. Da confondere col respiro, in modo da renderla incessante
come il respiro stesso, continua, ininterrotta. Kyrie: “Signore”, la mia
invocazione sale anelante a Te. Eleison: “abbi pietà”, il Tuo sguardo scenda
compassionevole su di me.