Nel 2010 ho fondato l’Associazione Culturale “Yoga Sanremo” vedi https://yogasanremo.blogspot.com, organizzando fino al 2017 un totale di 462 stage dedicati ai più svariati argomenti yogici, filosofici, meditativi e spirituali. Oggi guido la Top experience “Wine AND Meditation” vedi https://wineandmeditation.blogspot.com e promuovo seminari sull'Esicasmo, sullo "Yoga Cristiano", sulla "Preghiera del cuore" e sulla "Meditazione contemplativa degli antichi Padri del Deserto". Luca D’Amore Mobile (anche WhatsApp ) 3408007000 E-Mail yogasanremo@libero.it

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LE CONFERME DAL MONDO SCIENTIFICO
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DEPRESSIONE: MEDITARE RIDUCE IMPATTO EMOZIONALE
Secondo una ricerca il cervello "anticipa" l'arrivo della sensazione

(AGI) - Londra, 4 giu. - La meditazione riduce l'impatto emozionale del dolore perche' il cervello 'anticipa' l'arrivo della sensazione. Lo afferma una ricerca dell'Universita' di Manchester, che ha reclutato persone con diversi anni di esperienza di queste pratiche monitorando l'attivita' cerebrale. Secondo lo studio, pubblicato dalla rivista Pain, la corteccia prefrontale e altre parti del cervello dei soggetti che praticano la meditazione e' stata in grado di anticipare l'arrivo del dolore provocato da un laser, attivandosi pero' in maniera meno intensa, e l'effetto si e' rivelato maggiore in coloro che meditavano da piu' tempo. "Il risultato dello studio conferma i nostri sospetti su come la meditazione modifica il cervello, che diventa piu' concentrato sul presente e meno incline ad anticipare gli eventi negativi futuri - ha spiegato l'autore dello studio Christopher Brown - questo potrebbe spiegare perche' la meditazione e' efficace nel ridurre la depressione associata al dolore cronico, che lo rende molto peggiore".
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La meditazione meglio del caffè come stimolante

Stimolare la mente, potenziare il cervello senza effetti collaterali

Chi, non si concede una pausa caffè? Non solo per il piacere che porta con sé l’assaporare la bevanda in tazzina, ma anche per darsi una "spinta" in più. Per stimolare la mente o favorire la concentrazione. Bene, un nuovo studio ci fa sapere che la breve meditazione funziona altrettanto bene, facendoci risparmiare denaro e mettendoci al riparo da eventuali effetti indesiderati da overdose di caffeina. Come sempre, non lo diciamo noi ma un team di ricercatori della University of North Carolina (Usa) i quali hanno scoperto che una breve meditazione stimola l’attività cognitiva; quella che sottintende i pensieri, il ragionamento, il ricordo e il lavoro intellettuale in genere.
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Gli scienziati statunitensi hanno sottoposto a test 63 volontari reclutati tra gli studenti della scuola di cui 49 hanno terminato l’esperimento. Per lo studio, i partecipanti sono stati invitati a partecipare a delle sessioni di meditazione “mindfulness” (letteralmente: consapevolezza) per 20 minuti al giorno e per quattro giorni consecutivi. I volontari sono poi stati sottoposti a test cognitivi insieme a un gruppo di controllo che, invece, non aveva praticato la meditazione. I risultati hanno mostrato una significativa migliore performance nei test e nelle misurazioni della capacità cognitiva critica.
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Quello che i ricercatori hanno trovato sorprendente è che si sono avuti risultati decisamente buoni dopo solo quattro giorni di meditazione, cosa che non era mai stata provata con altri studi. «Nei risultati dei test comportamentali, quello che abbiamo visto è un qualcosa che è in qualche modo paragonabile ai risultati che sono stati documentati a seguito di studi ben più ampi», ha commentato il dottor Fadel Zeidan sulle pagine della rivista “Consciousness and Cognition”. «Questo [studio] dimostra che la mente è, infatti, facilmente mutevole e fortemente influenzabile, soprattutto dalla meditazione», conclude Zeidan.
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SALUTE: MEDITAZIONE ARMA ANTI-DEPRESSIONE? PUO' DIMEZZARE I SINTOMI

Incrociare le gambe, respirare profondamente, chiudere gli occhi. Forse un mantra non potra' curare la depressione, ma aiutare ad alleviarne i sintomi senz'altro. Lo dicono i risultati di due studi condotti su soggetti afroamericani e aborigeni hawaiani, due etnie particolarmente soggette alla depressione, che saranno presentati domani al 31* congresso annuale della Society of Behavioral Medicine.
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Nel primo studio, i ricercatori dell'Universita' di Los Angeles (Usa) hanno scoperto che i pazienti, se inseriti in un percorso assistito di tecniche di meditazione trascendentale, sperimentano una riduzione dei sintomi del 48%. ''Questo ci consente di pensare che inserire queste tecniche in un programma terapeutico ha un effetto di riduzione, senza ricorso a farmaci e psicoterapia'', spiega Robert Schneider, uno degli autori dello studio condotto dal Center for Epidemiological Studies-Depression. Il secondo studio, che ha evidenziato gli stessi benefici della meditazione trascendentale, e' stato condotto in collaborazione col dottor Andrew Grandinetti della Universita' delle Hawaii.
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Negli Usa, un paziente su due, affetto dalla forma piu' acuta di depressione, non riceve la diagnosi dal medico generico. Non si tratta soltanto di costi sociali, che negli Stati Uniti ammontano a 83,1 miliardi di dollari all'anno per cure mediche e assenze dal lavoro (sono, infatti, circa 18 milioni gli americani colpiti). La mancata diagnosi si riflette pesantemente sulla salute del paziente. La depressione, ricordano i ricercatori, e' un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il diabete e puo' incrementare da 1 a 5 volte la possibilita' di infarto o ictus. (ASCA)
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Cervello: meditare ha effetti analgesici
.Studio, dopo esercizio sensibilita' al dolore si attenua
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(ANSA) - ROMA, 16 MAR - Meditare toglie il dolore: lo dimostra una ricerca condotta da Paul Goolkasian della University of North Carolina presso Charlotte.
E' emerso, infatti, che le tecniche di meditazione, anche per i principianti che le praticano da pochissimi giorni, hanno effetto analgesico.
La meditazione rivelatasi efficace e' la cosiddetta 'mindfulness' che consiste nel concentrarsi sul presente evitando di pensare a passato e futuro.
Dopo l'esercizio la sensibilita' al dolore si attenua.
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La meditazione Zen aumenta lo spessore della materia grigia e riduce la sensibilità al dolore
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Un nuovo studio conferma l'efficacia della meditazione
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Già un precedente studio, di non molto tempo fa, aveva posto l’accento sull’efficacia della meditazione nel ridurre la sensibilità al dolore e, quindi, permettere di ridurre i dolori senza dover ricorrere a farmaci antidolorifici.
Oggi un nuovo studio conferma quanto già detto e aggiunge come la pratica meditativa zen possa far aumentare lo spessore della materia grigia del cervello.
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I ricercatori canadesi dell’Università di Montreal hanno analizzato lo spessore della materia grigia di soggetti dediti alla meditazione Zen e soggetti che non la praticano.
In questo modo hanno potuto provare che la secolare pratica rafforza una regione centrale del cervello detta cingolato anteriore o corteccia cingolata anteriore. Questa e l’area del cervello deputata, tra gli altri, al controllo di emozioni, dolore e risposte emotive.
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«Durante la pratica i soggetti che meditano mostrano un’addensarsi di alcune aree della loro corteccia e questo sembra essere alla base della loro sensibilità inferiore al dolore», ha dichiarato Joshua A. Grant che segue un dottorato presso l’Università di Montreal.
In particolare, con questo nuovo studio «abbiamo scoperto una relazione tra lo spessore corticale e la sensibilità al dolore, che sostiene il nostro precedente studio su come la meditazione Zen regola il dolore».
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In questo nuovo studio pubblicato sulla rivista dell’American Psychological Association i ricercatori hanno reclutato soggetti dediti alla meditazione e no.
Allo stesso modo i volontari appartenenti ai due gruppi non avevano avuto esperienza di dolore cronico, malattie neurologiche o psicologiche.
Per misurare la resistenza al dolore, ai soggetti è stato posto e fissato al polpaccio un disco riscaldante che procurava fastidio e dolore.
Mentre i soggetti erano sottoposti al test si eseguiva una scansione del cervello per mezzo di una risonanza magnetica strutturale.
Dalle immagini ricavate mediante la scansione si è visto che le regioni del cervello coinvolte nella regolazione del dolore e delle emozioni erano più spesse nei soggetti che praticavano la meditazione, rispetto a coloro che invece non la praticavano.
Questo maggiore spessore, fanno notare i ricercatori, si traduce in minore sensibilità al dolore.
In più, la pratica della meditazione facendo aumentare lo spessore della materia grigia potrebbe essere un buon metodo preventivo per l’assottigliamento della stessa dovuto all’avanzare dell’età e in tutte le situazione in cui la materia grigia è compromessa, come nel caso dell’ictus.
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Il dolore si allevia con lo yoga
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Chi soffre di dolore cronico può trovare sollievo praticando yoga. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Pain che ha voluto verificare l’efficacia di specifici esercizi respiratori e meditativi nel miglioramento di condizioni fisiche dolorose e, conseguentemente, delle risposte emotive al dolore.
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L’indagine ha riguardato oltre 27 donne affette da fibromialgia e 25 donne sane della stessa età che sono state sottoposte a stimoli termici dolorosi, di entità lieve e moderata, mentre respiravano in maniera normale oppure a velocità ridotta. Le partecipanti che hanno respirato più lentamente hanno avvertito meno dolore e sensazioni emotive sgradevoli, soprattutto in seguito a stimoli di intensità moderata, rispetto al gruppo con ritmo respiratorio nella norma.
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La respirazione lenta ha contribuito ad alleviare il dolore soprattutto nel gruppo delle donne sane. I ricercatori sottolineano, però, che sebbene i risultati abbiano dimostrato chiaramente i benefici derivanti dalla pratica di esercizi yoga per il controllo di condizioni dolorose, saranno necessarie specifiche raccomandazioni per garantire la loro efficacia nella gestione del dolore cronico.
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Infiammazioni stress e ansia. Le battaglie vinte dagli indiani
di Francesco Bottaccioli*

La meditazione e lo yoga vengono sempre più applicati per le vampate in menopausa. Ma anche nei disturbi da terapie post-cancro
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Uno studio anticipato online l´11 gennaio da uno dei gruppi di ricerca più accreditati su scala mondiale, quello della celebre coppia Janice Kiecolt-Glaser e Ronald Glaser, psichiatra lei e immunologo lui, entrambi dell´università statale dell´Ohio, documenta che lo yoga è in grado di ridurre l´infiammazione sotto stress. Indagati due gruppi: uno di novizi, composto da 50 donne quarantenni alle prime armi in fatto di yoga, e l´altro di 25 esperti. Diverse le misure biologiche e fisiologiche realizzate sia in condizioni normali che in una sessione di stress sperimentalmente indotto.
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Questi i principali risultati: le novizie, paragonate alle esperte, hanno mostrato sotto stress un incremento del 40 per cento nella produzione di interleuchina-6 (IL-6) e un aumento di quasi 5 volte della proteina C reattiva (PCR). Sia l´IL-6 che la PCR sono due importanti indici infiammatori che, in questo caso, testimoniano un´attivazione senza ragione del sistema immunitario che può avere importanti effetti negativi sulla salute. Interessante è il fatto che tutti i partecipanti allo studio hanno praticato quello che si può chiamare yoga integrato o anche yoga classico che è composto - secondo l´antico insegnamento di Patañjali, a cui sono attribuiti gli Yogasutra (195 aforismi sullo yoga) databili Secondo secolo avanti Cristo - di posizioni del corpo (asana), di controllo del respiro (pranayama), di concentrazione (dharana) e meditazione (dhyana). Questo tipo di yoga sta soppiantando, almeno negli Stati Uniti, il cosiddetto hathayoga basato pressoché esclusivamente su posizioni del corpo, spesso eccessivamente forzate.
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Negli ultimi anni invece la pratica è quella di unire posizioni dolci con tecniche del respiro e meditative. Anche gli studi clinici e sperimentali privilegiano questo approccio. Oltre al lavoro sopra ricordato, abbiamo una serie di studi che possiamo organizzare in due grandi categorie: yoga in condizioni fisiologiche e yoga in corso di malattie.
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Nel primo gruppo, la condizione più interessante è certamente quella della gravidanza. Qui abbiamo studi di università indiane, come quella di Bangalore, e di università americane che documentano una forte riduzione dell´ansia, dello stress nonché del dolore fisico che spesso accompagna il secondo e il terzo trimestre della gravidanza. Questi studi sono stati fatti paragonando lo yoga ai classici corsi prenatali della medicina occidentale: una gara che si è conclusa con punteggi tennistici a favore dello yoga. In forte sviluppo anche l´uso di tecniche di yoga integrale tra i ragazzi dei quartieri difficili delle metropoli americane come il Bronx.
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Infine, lo yoga e la meditazione vengono sempre più applicati in corso di disturbi come le vampate in menopausa o in quelli ben più gravi che accompagnano il cancro. Recenti studi randomizzati controllati hanno documentato in donne sottoposte alla terapia standard per il cancro al seno una significativa riduzione di ansia, stress, depressione e un aumento dell´energia e del benessere in generale.
*Presidente onorario della Società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia
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Yoga per prevenire le infiammazioni legate a diabete, ictus e artrite
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Controllare invecchiamento, stress e malattie infiammatorie
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Praticare yoga, a quanto pare, non può che fare bene e l'elenco dei benefici che apporterebbe è ormai così lungo che non basterebbe una pagina intera per citarli tutti. E non lo faremo.
Ci limitiamo a citare un nuovo studio, pubblicato sul "Journal Psychosomatic Medicine" che afferma come la pratica dello yoga sia un modo divertente e semplice per vedere aumentare le chance contrastare il numero di proteine presenti nel sangue e collegate allo sviluppo delle infiammazioni alla base di malattie come diabete di tipo 2, artrite, problemi cardiovascolari, ictus e molte altre patologie legate all'età. Nonché invecchiamento precoce e stress.
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Lo studio, condotto dai ricercatori della Ohio State University (Usa), ha coinvolto 50 donne di età media di 41 anni, suddivise poi i due gruppi formati da "esperte" e "principianti". Le principianti erano quelle che avevano praticato lo yoga per non più di 12 sessioni. Mentre le esperte erano quelle che avevano praticato lo yoga per almeno due volte a settimana negli ultimi due anni, o durante l'ultimo anno.
Le partecipanti sono poi state sottoposte a test composti da situazioni altamente stressanti, per poi misurare la risposta emotiva e fisica per mezzo di prelievi di sangue.
Dalle analisi dei campioni di sangue e dalle risposte osservate, la dr.ssa Janice Kiecolt-Glaser e colleghi hanno scoperto che le principianti avevano maggiori livelli di citochine interleuchina-6 (IL-6) nel sangue rispetto alle donne che abitualmente praticavano yoga.
Sono proprio le proteine citochina interleuchina-6 (IL-6) che si dice che infliggano la risposta infiammatoria del corpo ed elevino il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2, artrite e una miriade di altre malattie connesse all'età.
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«Sappiamo che l'infiammazione gioca un ruolo importante in molte malattie. Lo yoga sembra essere un modo semplice e divertente per intervenire ulteriormente in modo da ridurre i rischi di svilupparle» ha fatto notare la dr.ssa Kiecolt-Glaser, la quale aggiunge che ciò indica chiaramente che lo yoga aiuta a rallentare la risposta infiammatoria dell'organismo.
In sostanza, le donne esperte sono già entrate nello studio con bassi livelli di infiammazione rispetto alle principianti. Le esperte poi sono state anche in grado di limitare meglio le loro risposte ai fattori stressanti, hanno fatto altresì notare gli scienziati.
«Speriamo che questo significhi che la gente può finalmente imparare a rispondere meglio ai fattori di stress nella vita quotidiana mediante lo yoga» ha concluso la dr.ssa Kiecolt-Glaser.
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Meditare fa bene al cuore

Una ricerca americana ha evidenziato gli effetti positivi che la meditazione trascendentale

Una ricerca americana ha evidenziato gli effetti positivi che la meditazione trascendentale, tecnica mentale dell'antica scienza Vedica, ha sul cuore.
La meditazione trascendentale può essere attuata da tutti, infatti non è una prerogativa di determinate religioni, per cui non è richiesta l'adesione ad alcun tipo di filosofia.
Ad ipotizzare che la meditazione ha la capacità di ridurre il rischio di mortalità in pazienti cardiopatici sono stati i ricercatori del Medical College del Wisconsin in collaborazione con i ricercatori della Maharishi University dell'Iowa.
Lo studio è stato presentato alla riunione dell'American Heart Association, e si è principalmente basato su pazienti afro-americani aventi un'età media di 59 anni e problemi di restringimento arterioso.
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La ricerca: è stato preso un gruppo di 200 volontari suddiviso poi in due gruppi.
Al primo gruppo è stato chiesto di seguire i principi della meditazione; al secondo, invece, è stato chiesto di intraprendere uno stile di vita maggiormente salutista con, naturalmente, particolare attenzione all'alimentazione.
Il primo gruppo doveva seguire due sessioni meditative di 20 minuti al giorno.
Il secondo gruppo si è invece trovato a dover modificare quasi radicalmente il loro stile di vita, con un regime alimentare più sano e tanta ginnastica.
I due gruppi hanno quindi seguito le indicazioni prescritte dai ricercatori per un periodo di nove anni, al termine dei quali i ricercatori hanno potuto riscontrare una diminuzione di quasi il 50% di patologie cardiovascolari proprio nel primo gruppo (quello della meditazione).
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E' dunque stato dimostrato che la meditazione trascendentale ha una maggiore efficacia rispetto uno stile di vita basato su una dieta sana e tanto movimento (che comunque male non fa).
Ma la meditazione, a quanto pare, non ha solo la proprietà di diminuire il rischio di morte ed i problemi cardiovascolari veri e propri; i ricercatori hanno infatti potuto constatare anche un calo della pressione sanguigna, dello stress e dell'ansia.
Al riguardo si pronuncia Robert Schneider, coordinatore dello studio e direttore del Centre for Natural Medicine and Prevention della Maharishi University dell'Iowa, il quale sostiene che se già da tempo si conoscevano i benefici che la meditazione ha su pressione e stress psicologico, questa ricerca ci mostra per la prima volta come il praticarla riduca l'incidenza dei problemi cardiovascolari, come ictus e infarti.
In pratica la meditazione trascendentale può tranquillamente essere considerata un farmaco naturale per il trattamento di patologie legate al nostro cuore.
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Lo Yoga per avere un cuore sano
La disciplina orientale migliora la salute del cuore

Ancora conferme sulle proprietà benefiche nei confronti della salute, non solo mentale ma anche fisica, dello yoga arrivano da uno studio ad opera dei ricercatori del Indian Institute of Technology (IIT) di Roorkee in India.
La pratica quotidiana di questa tecnica, sostengono i ricercatori, avrebbe effetti sulla salute del cuore, così come affermato dal loro studio che suggerisce come una variazione della frequenza cardiaca segno di un cuore sano sia più alta nelle persone che praticano yoga in confronto a chi non lo pratica.
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In questo studio i ricercatori Ramesh Kumar Sunkaria, Vinod Kumar e Suresh Chandra Saxena del Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'IIT hanno valutato sottoposto ad analisi 84 persone suddivise in due gruppi, al fine di verificare se lo yoga possa effettivamente migliorare la salute del cuore.
I partecipanti, tutti maschi adulti sani, erano di età compresa tra i 18 e i 48 anni.
Questi sono stati suddivisi in due gruppi da 42 rispettivamente formati da praticanti di yoga e non praticanti.
Ai volontari sono poi stati analizzati gli spettri di potenza HRV (Heart Rate Variability) – una tecnica per misurare la variabilità della frequenza cardiaca – degli elettrocardiogrammi (ECG).
Dai dati raccolti è emerso che il rafforzamento del controllo parasimpatico (vago) nei soggetti che praticano regolarmente lo yoga è indicativo di un migliore controllo autonomo sulla frequenza cardiaca e quindi di un cuore sano.
I ricercatori concludono che lo yoga ha le potenzialità di favorire il mantenimento in salute del cuore.
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Source: International Journal of Medical Engineering and Informatics.
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Controllare il dolore con la meditazione semplice

Un'alternativa naturale ai farmaci antidolorifici

Riuscire a controllare il dolore e ridurlo naturalmente, da soli e senza l'uso di farmaci antidolorifici che, a lungo andare, possono causare diversi effetti indesiderati potrebbe essere un'alternativa valida e auspicabile.
La buona notizia è che l'alternativa potrebbe essere la meditazione semplice e breve, la quale pare sia utile nella gestione e riduzione della sensibilità al dolore.
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I ricercatori della University of North Carolina-Charlotte (UNC-C) hanno condotto uno studio in cui si afferma che una sola ora di formazione distribuita su un periodo di tre giorni – cioè 20 minuti al giorno - può produrre un effetto analgesico nei confronti del il dolore.
Durante lo studio i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: un primo gruppo che praticava la meditazione e un secondo gruppo di controllo che utilizzava altre tecniche di rilassamento.
Nel corso di tre esperimenti sono state impiegate innocue scariche elettriche per misurare l'effetto di brevi sessioni di meditazione sulla consapevolezza del dolore e misurare la risposta alle stimolazioni.
Analizzando i risultati ottenuti, il dr. Fadel Zeidan che ha coordinato lo studio, ha dichiarato che «Non solo i soggetti sentono meno dolore rispetto al gruppo di controllo durante la meditazione, ma hanno anche sperimentato una riduzione della sensibilità al dolore anche quando non meditavano».
Il dato sorprendente, fanno notare i ricercatori, è che sebbene già si sapesse che la meditazione può influire sulla sensibilità al dolore e sulla sua percezione a lungo termine modificando determinate aree del cervello, quello che non si sapeva è che «si poteva fare questo in soli tre giorni, con appena 20 minuti al giorno».
«Questo studio è il primo a dimostrare l'efficacia di un tale breve intervento sulla percezione del dolore» conclude Zeidan.
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Source: lo studio è stato pubblicato sulla rivista "The Journal of Pain".
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Lo Yoga per ridurre la lombalgia cronica

Evidenti effetti sul dolore senza l'uso di farmaci

Lo yoga, quindi, non fa bene solo alla mente ma anche più "semplicemente" al corpo. Ma, probabilmente questo molti di voi già lo sapevano. Così come è stato più volte dimostrato da diversi studi. Nel caso specifico, oggetto di un nuovo studio è stata la lombalgia cronica; un disturbo che in genere colpisce la regione lombare e sacrale ed è caratterizzato da dolore.
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I ricercatori della Boston University School of Medicine (BUSM) e del Boston Medical Center hanno coinvolto nello studio un gruppo di adulti appartenenti a razze diverse residenti nei quartieri a basso reddito di Boston. La caratteristica principale di questi soggetti era quella di soffrire di lombalgia cronica male o poco curata a causa della mancanza di denaro.
I partecipanti sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi: un primo gruppo è stato oggetto di una serie di lezioni di hatha yoga della durata di 75 minuti per 12 settimane, mentre l'altro gruppo ha ricevuto cure standard a base di farmaci e visite mediche. Come parte del processo di studio, i partecipanti sono stati inviati a riportare resoconti sul loro stato di salute e sull'intensità di dolore provata la settimana precedente allo studio; su come la loro mobilità fosse limitata dalla patologia e la quantità di farmaci antidolorifici che avessero o stessero eventualmente assumendo.
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Gli appartenenti al primo gruppo sono poi stati inviati a praticare lo yoga a casa propria per mezz'ora al giorno e per incoraggiare la pratica gli sono anche stati forniti un Cd audio, un manuale con la descrizione delle asana (le posizioni), cinturini e blocco.
Dai dati raccolti al termine dello studio si è scoperto che negli appartenenti al gruppo che ha praticato lo yoga il dolore è sceso in media di un terzo, mentre in quelli del secondo gruppo trattato con i farmaci è sceso unicamente del 5%. Come conseguenza il gruppo "yoga" ha diminuito l'uso di farmaci antidolorifici dell'80%. Al contrario gli appartenenti al gruppo di controllo hanno continuato ad assumere i farmaci nella stessa misura.Si sono anche verificati miglioramenti delle funzioni fisiologiche nelle persone che hanno praticato lo yoga, tuttavia i dati non erano statisticamente significativi.
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Source: i risultati dello studio sono stati pubblicati sul numero di novembre della rivista "Alternative Therapies in Health and Medicine".
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LASTAMPA.it del 5-11-09
.Ridurre lo stress, l'ansia e la paura con la meditazione
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L'azione sulle onde cerebrali si è dimostrata vincente sulla serenità mentale

Ci sono molte pratiche che possono aiutare le persone a scaricare le tensioni, lo stress, l'ansia e alcune forme lievi di depressione, tra queste vi è senz'altro la meditazione.
Numerosi studi hanno confermato come la meditazione sia un buon mezzo per ridurre gli effetti negativi della vita stressante e... sempre più frenetica.
I ricercatori della Scuola di Medicina dell'Università del Massachusetts, per esempio, hanno condotto uno studio in cui venivano registrate e misurate le onde cerebrali di 41 dipendenti, particolarmente stressati, di un'azienda del Wisconsin operante nel settore tecnologico.
I partecipanti sono stati suddivisi a caso in due gruppi.
Un primo gruppo di 25 a cui è stato chiesto di seguire delle lezioni per imparare a meditare in 8 settimane.
I restanti 16 sono stati utilizzati come gruppo di controllo.
A tutti i 41 volontari sono state registrate le onde cerebrali in tre diversi momenti: prima dell'inizio dello studio, durante le 8 settimane di lezioni e pratica della meditazione per il gruppo di 25 e di nulla di fatto per il gruppo di 16, e poi quattro mesi dopo il termine.
.Dall'analisi dei dati registrati i ricercatori hanno scoperto che nelle persone che avevano praticato la meditazione si era mostrato un significativo cambiamento nelle attività cerebrali del lobo frontale sinistro, cosa che rendeva le persone molto più calme e serene rispetto a quanto non fossero prima di iniziare le sedute di meditazione..Source: lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Psychosomatic Medicine"
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Migliorare la vita delle donne operate di cancro al seno con la meditazione
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La tecnica mentale per ridurre stress e migliorare il benessere psico-fisico
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La vita delle donne operate al seno o sotto cura per il cancro mammario può essere resa cupa dalle preoccupazioni, lo stress a cui sono sottoposte e altri fattori contingenti. Dall'Oriente però arriva un aiuto: è la meditazione trascendentale, un nome che può anche incutere timore e dubbi, ma che in realtà cela una tecnica mentale semplice da eseguire.
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I risultati ottenuti da uno studio condotto presso l'Ospedale Saint Joseph di Chicago fanno ben sperare.
Al trial, durato due anni, hanno partecipato 130 donne affette da tumore alla mammella in cura presso l'ospedale. Le partecipanti sono state suddivise a caso in due gruppi. Le appartenenti al primo gruppo hanno partecipato a un corso di meditazione trascendentale, mentre quelle appartenenti al secondo gruppo – quello di controllo – hanno seguito le normali cure. Durante i due anni di controllo la qualità della vita è stata valutata ogni sei mesi.
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Il coordinatore dello studio, dr. Sanford Nidich - ricercatore presso l'Institute for Natural Medicine and Prevention del Maharishi University of Management di Fairfield (Iowa) – ha sottolineato come «Lo stress emotivo e psicosociale contribuisca all'insorgenza e alla progressione del carcinoma della mammella e alla mortalità per cancro. Mentre la tecnica di Meditazione Trascendentale riduce lo stress e migliora il benessere emotivo e la salute mentale nelle pazienti, in particolare le più anziane. Le donne dello studio hanno trovato che la pratica di meditazione è facile da fare a casa e hanno riportato significativi benefici nella loro qualità complessiva della vita».
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Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Integrative Cancer Therapies" e condotto anche grazie a un finanziamento dalla US National Institutes of Health - National Center for Complementary and Alternative Medicine. «È meraviglioso che i medici ora abbiano una serie di interventi da utilizzare, tra cui la meditazione trascendentale, a vantaggio delle loro pazienti affette da cancro. Credo che questo approccio dovrebbe essere apprezzato e utilizzato più in generale» ha dichiarato il co-autore dello studio Dr.ssa Rhoda Pomerantz, capo della gerontologia al Saint Joseph Hospital.
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Source: comunicato stampa del Saint Joseph Hospital di Chicago.
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LAGAZZETTADELLOSPORT.it del 8-10-09
.ecco perche' lo yoga fa bene
.Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati in riviste scientifiche internazionali 991 studi su Yoga e cure mediche; e 23 sono i clinical trials, ovvero sperimentazioni umane, che attualmente coinvolgono, in diverse parti del mondo, le tecniche dello yoga in precise terapie ospedaliere. Insomma, lo yoga oggi non è più soltanto spiritualità e ginnastica, ma anche ricerca medica. Da tempo si conoscono gli effetti benefici di questa antica disciplina di origine indù sulla salute psico-fisica di chi la pratica. E' stato già infatti dimostrato come aumenti l’efficienza del sistema cardiocircolatorio, rallenti il ritmo respiratorio, abbassi la pressione arteriosa, riduca ansia, stress e depressione, migliori la tonicità del corpo e la flessibilità articolare, faciliti la digestione e regolarizzi il sonno. Inoltre, negli ultimi anni si è assistito anche a un utilizzo dello Yoga come strumento per dimagrire e come coadiuvante nel trattamento di condizioni severe come scompenso cardiaco, cancro, artrite, diabete, asma ipertensione e Aids.

la scoperta degli psichiatri di boston — Perché le pratiche yogiche, asana e meditazione, danno evidenti benefici in sindromi come ansia e depressione? Lo hanno scoperto un gruppo di psichiatri della Scuola di Medicina della Boston University, in uno studio pubblicato sul Journal of Complementary and Alternative Medicine. I medici, dopo avere sottoposto a risonanza magnetica il cervello di un gruppo di otto “yogi”, prima e dopo la loro sessione quotidiana di Yoga di 60 minuti, hanno registrato al termine di ciascuna sessione, un aumento di ben il 27% dei livelli dell’acido “Gaba” (gamma-aminobutirico) che, insieme a noradrenalina e serotonina, sono i neurotrasmettitori più importanti nel controllo fisiologico e patologico degli stati emozionali. I livelli del Gaba nei depressi vengono normalmente incrementati con terapie farmacologiche a base di benziodiazepine, i cui effetti collaterali sono a tutti noti. Il gruppo di controllo, a cui era sto somministrata come “calmante”, una sessione di lettura rilassante, non mostrava invece alcun aumento del Gaba cerebrale.

yoga e diabete — L’ultima ricerca in ordine di tempo è quella sul diabete mellito di tipo 2. Il Guru Tegh Bahadur Hospital di Delhi in uno studio coordinato dall’University College of Medical Sciences evidenzia una correlazione tra alcune “asana”, le posizioni yoga e la velocità di conduzione del nervo mediano (nei diabetici causa di continui formicoli alle mani) e il controllo del glucosio nel sangue. Al termine della sperimentazione, i 20 diabetici che avevano praticato yoga (30-40 minuti al giorno per 40 giorni) avevano una efficienza maggiore delle mani e un maggior controllo dei livelli di glucosio, rispetto al gruppo che aveva svolto solo delle camminate come terapia “integrata” a quella convenzionale.

yoga alleata delle donne in cura per tumore — Dopo cinque anni di ricerca, i risultati dello studio realizzato dagli scienziati del Cancer Center M.D. Anderson dell’ Università del Texas su 61 donne con tumore mammario, già sottoposte a radioterapia sono stati a dir poco sorprendenti. Le donne che eseguivano gli esercizi yoga, rispetto all’altro gruppo di pazienti che aveva seguito un programma di allenamento tradizionale, mostravano una migliore condizione fisica, un maggiore desiderio di socializzare e anche un atteggiamento più positivo verso la malattia, predisposizione fondamentale, come ampiamente già dimostrato, per la guarigione. Lorenzo Cohen, coordinatore della ricerca, nella sua relazione al congresso, ha evidenziato la consistente diminuzione, nelle pazienti che praticavano yoga, dello stress, spesso causa della soppressione dell’immunità cellulo-mediata, una componente del sistema immunitario coinvolta nella genesi dei tumori. La peculiarità dello yoga, ha sottolineato lo scienziato americano, sta, infatti, soprattutto nella capacità di coinvolgere globalmente, corpo e mente, il malato.
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Yoga e meditazione per ridurre lo stress
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Migliorare la qualità del sonno e combattere lo stress
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I benefici derivanti dalla pratica di discipline come lo yoga e la meditazione sono ormai stati lungamente accertati. Un nuovo studio suggerisce che se il lavoro, la vita frenetica hanno messo a dura prova il sistema nervoso e hanno ridotto in qualità e numero di ore il sonno, praticare venti minuti di meditazione al giorno e delle sessioni settimanali di yoga possono influire efficacemente, riducendo lo stress di almeno il 10%.
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Nello studio è stato utilizzato un metodo denominato MBRS (Mindfulness-Based Stress Reduction), basato su un programma istituito nel 1979 per aiutare i pazienti dell'Ospedale del Massachusetts nel processo di guarigione. Detto programma, ora utilizzato in tutto il mondo, è basato su di una tecnica mentale di consapevolezza che, in questo caso, è stata modificata ad hoc per lo studio.
I ricercatori della Ohio State University hanno utilizzato questo metodo principalmente per far prendere consapevolezza di come la fonte di stress derivi soprattutto da un fattore esterno come, ad esempio, il lavoro. Questo è il primo passo per poter ridurre gli effetti di questo stress sulla salute psico-fisica. La versione originale del programma MBRS è molto più complessa e prevede maggior tempo da dedicare alle sessioni (cosa che i ricoverati in un ospedale hanno in abbondanza), mentre quella utilizzata dai ricercatori è stata adattata alle condizioni e al tempo disponibile di chi lavora e che in genere ne ha poco a disposizione.
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Durante il periodo di studio i partecipanti hanno preso parte a un gruppo d'incontri della durata di un'ora alla settimana, durante la pausa pranzo. Poi, hanno praticato giornalmente una sessione di 20 minuti di meditazione e yoga direttamente sul posto di lavoro o alla scrivania.
Il training è durato sei settimane, al termine del quale i partecipanti hanno riferito di essere maggiormente consapevoli delle fonti esterne di stress – e quindi di riuscire a riconoscerle e gestirle meglio – e di sentirsi meno in balia degli eventi della vita. Allo stesso modo, hanno recuperato il proprio sonno riuscendo a dormire più facilmente e più a lungo. Al contrario, gli appartenenti al gruppo di controllo che non ha partecipato agli incontri e alle sessioni non ha mostrato alcun miglioramento. La dr.ssa Maryanna Klatt coordinatrice dello studio ha commentato i risultati sottolineando come lo stress cronico sia associato a numerose malattie e come sia importante «la possibilità di ridurre lo stress prima che si sviluppi la malattia». In più, la possibilità di prevenire le malattie riducendo lo stress è un buon modo per ridurre la spesa sanitaria, offrendo al contempo uno strumento di salute dal costo praticamente nullo. Il prossimo passo, dichiarano i ricercatori, sarà quello di sperimentare questo metodo su pazienti operati di cancro, operatori sanitari, educatori e altri lavoratori sottoposti a lavori particolarmente stressanti.
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I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista "Health Education & Behavior".
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Meditazione per combattere l'insonnia
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Un nuovo studio, i cui risultati saranno presentati al 23° Meeting Annuale dell’Associated Professional Sleep Societies in corso dal 6 all’11 giugno 2009 a Washington, ha evidenziato come la meditazione possa essere un valido aiuto nei disturbi del sonno e nell’insonnia.
Ma non solo; la meditazione è stata associata anche a tutta una serie di miglioramenti della qualità del sonno, la durata dello stesso ed eventuali sintomi depressivi.
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Il coordinatore dello studio, dr. Ramadevi Gourineni - direttore del programma d’insonnia presso il Northwestern Memorial Hospital di Evanston nell’Illinois – ha dichiarato che l’insonnia è collegata a problemi di iper-eccitazione durante tutte le 24 ore della giornata. Mentre i risultati dello studio mostrano che la meditazione e le tecniche di rilassamento profondo praticate durante il giorno aiutano a migliorare la qualità del sonno notturno.
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Lo studio è stato condotto su 11 persone sane con una diagnosi di insonnia primaria di età compresa tra i 25 e i 45 anni. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi di cui uno ha partecipato a un programma di Krya Yoga, una forma di meditazione che focalizza l’attenzione all’interiorità per ridurre gli stati di eccitazione, della durata di due mesi. In più, questo primo gruppo, ha seguito anche un programma di educazione alla salute. Durante questo periodo i ricercatori hanno misurato le risposte soggettive al sonno e alla depressione. Al secondo gruppo è stata solo impartita una serie di lezioni in materia di igiene del sonno. Anche se i ricercatori hanno anticipato che la pratica meditativa ha dato buoni risultati, per conoscere i risultati definitivi si dovrà attendere la fine del congresso.
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Lo yoga contro gli attacchi d'asma.
Presentato al 57° meeting dell’American College of Sports Medicine in corso dal 2 al 5 giugno 2009 a Baltimora (Usa) - un appuntamento che riunisce i più importanti medici dello sport - un nuovo studio suggerisce che praticare yoga può agire positivamente sui sintomi e gli attacchi d’asma.
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Secondo quanto emerso dallo studio, i ricercatori affermano che questa millenaria disciplina orientale riduce la frequenza e la gravità degli attacchi d’asma.
Per ottenere buoni risultati bastano 10 settimane. In questo periodo si richiede di praticare lo yoga due volte a settimana per migliorare i sintomi del 40%.
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Con questi esercizi yoga si eseguono movimenti di estensione polmonare simili a quelli causati dalle crisi asmatiche; in questo modo il corpo è aiutato a reagire meglio nei momenti di difficoltà respiratoria, suggerisce la dr.ssa May Bidwell, autrice della ricerca. In alcuni soggetti lo yoga praticato regolarmente aiuta anche a ridurre il ricorso ai farmaci alleviando i sintomi senza gli effetti collaterali di questi, conclude Bidwell.
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Lo yoga, che già in altre occasioni si è rivelato utile, è tornato prepotentemente alla ribalta grazie proprio alle sue proprietà benefiche su tutta una gamma di disturbi, per i quali si presenta come un valido complemento.
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La meditazione rafforza cervello e funzioni cerebrali. Le nuove conferme
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Che la meditazione aumentasse la materia grigia del cervello era già stato detto qualche tempo fa, ora però un nuovo studio conferma che questa antica pratica rafforza il cervello e le sue funzioni, in particolare il controllo delle emozioni.
Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università della California a Los Angeles analizzando il cervello di persone che praticano la meditazione. La metà dei partecipanti sono stati invitati a praticare varie forme di meditazione: Zazen, Samatha e Vipassana e l'altra metà ha agito semplicemente come gruppo di controllo.
Dai dati ottenuti è apparso evidente come alcune aree del cervello dei meditatori fossero più sviluppate rispetto a un altro gruppo di controllo di non meditatori.
Nello specifico, i meditatori avevano un maggior sviluppo delle aree dell’ippocampo, quelle all'interno della corteccia orbito-frontale, il talamo e il gyrus (giro) temporale inferiore: tutti noti per il loro ruolo nel regolare le emozioni.
Lo studio è pubblicato sulla rivista "NeuroImage" ed è stato coordinato dalla dr.ssa Eileen Luders che, a tale proposito, ha dichiarato «Sappiamo che le persone che meditano costantemente hanno una singolare capacità di coltivare emozioni positive, conservano la stabilità emotiva e assumono un comportamento consapevole».
Ecco quindi come la meditazione possa influire positivamente sia a livello fisico che psichico rendendo le persone più stabili anche dal punto di vista emotivo e comportamentale.
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.Lo Yoga riduce la paura di cadere, in particolare negli anziani
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Ricercatori dell'Indiana University (Usa) hanno ottenuto buoni risultati dalla pratica dell'hata yoga nei soggetti anziani che hanno paura di cadere. Dimostrando che lo yoga non fa solo bene a chi vuole meditare o è impegnato in una ricerca spirituale, ma può essere praticato con ottimi risultati anche da chi non ne conosce lo scopo preciso o pensa erroneamente che sia una pratica destinata a pochi eletti.
Dopo aver partecipato per un periodo di 12 settimane, due volte a settimana, a un programma di hata yoga condotto da insegnanti qualificati, le persone coinvolte hanno riferito una riduzione del sentimento di paura di cadere, un aumento della flessibilità fisica e una migliore gestione del tempo libero.
Lo studio ha coinvolto 14 uomini e donne con un'età media di 78 anni, di cui 5 dei partecipanti erano stati vittime di cadute.
La paura di cadere, in particolare nei soggetti anziani, può assumere forme morbose e invalidanti che si riversano negativamente sui rapporti sociali e limitano l'attività fisica con una netta diminuzione della qualità della vita.
I ricercatori del Department of Recreation, Park and Tourism Studies in IU's School of Health, hanno dichiarato che "dal nostro studio è emerso che lo yoga è stato provvidenziale nei confronti degli anziani che ne hanno tratto un grande beneficio".
I risultati sono stati esposti durante il simposio dell'International Association of Yoga Therapists di Los Angeles e verranno presentati anche in occasione di conferenze dell' American Geriatrics Society.
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Controllare il dolore… con la meditazione.
Uno studio dell'Università di Montreal spiega come sia possibile ridurre e controllare il dolore
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Attraverso la meditazione zen è possibile ridurre i dolori. Lo afferma una ricerca pubblicata sulla rivista Psychosomatic Medicine.
I ricercatori si sono posti come obiettivo il rilevare se una persona che pratica la meditazione è più o meno sensibile al dolore rispetto a una che non la pratica.
Mentre indagini precedenti hanno dimostrato che pazienti con dolore cronico a cui è stato insegnato a meditare ne hanno tratto vantaggio, pochi studi hanno esaminato il trattamento del dolore in soggetti sani. “Questo studio è stato un primo passo per determinare come e perché la meditazione possa influenzare la percezione del dolore”, dichiarano gli scienziati.
In questo nuovo studio sono stati tenuti sotto osservazione 13 meditatori abituali sottoposti a un “test sul dolore” in confronto con altri 13 soggetti non meditatori. Tra questi, 10 erano donne e 16 uomini di un’età compresa tra i 22 e i 56 anni.
Nel test il dolore è stato provocato per mezzo di una fonte di calore controllata da un computer che partiva da un minimo di 43° C per arrivare sino a un massimo di 53° C secondo la sensibilità della persona.
Ne è risultato che i soggetti abituati a meditare hanno sopportato tranquillamente le alte temperature, mentre i soggetti che non praticano alcuna forma di meditazione hanno avvertito il dolore molto al di sotto della soglia massima. Il dato curioso è che gli abituali meditatori non hanno meditato durante il test e, nonostante ciò, sono risultati comunque meno sensibili al dolore in media del 18%.
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I ricercatori concludono che se per controllare meglio il dolore si può utilizzare la meditazione e il controllo del respiro, questo si traduce in un minore bisogno e consumo di farmaci antidolorifici. Una condizione che si riversa beneficamente sulla salute generale delle persone e su una minore spesa in medicinali.
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Contro ansia e depressione... meditate
.La meditazione può contribuire a risolvere i problemi di ansia cronica e di depressione. Sono ormai numerosi gli studi pubblicati - recentemente riassunti da un editoriale di JAMA, la rivista dei medici americani -, che documentano l’efficacia delle tecniche antistress e meditative per combattere l’ipertensione, l’ischemia del miocardio, il dolore cronico, la malattia infiammatoria intestinale, le infezione, le dipendenze da droga e da cibo. In queste e in altre condizioni gli studi definiscono il valore aggiunto della meditazione: infatti quando viene affiancata alla terapia standard, i pazienti hanno un miglioramento superiore alla norma.
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Per esempio, una recente review sistematica del gruppo di E. Ernst ha dimostrato che in persone con depressione ricorrente e ansia cronica, l’affiancamento della meditazione alla normale psicoterapia e psicofarmacologia favorisce il recupero nei due terzi dei pazienti, percentuale non raggiungibile con il solo trattamento standard.
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Anche in Italia cominciamo ad avere esperienze al riguardo. Dopo un corso di base della durata di 30 ore, si verifica un rilevante abbattimento della sintomatologia di tipo depressivo, ansioso, di somatizzazione e inadeguatezza. Lo studio, presentato al recente Congresso della Società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia da Francesco Bottaccioli, presidente onorario della società scientifica, da Antonia Carosella, maestra di tecniche meditative, dalle psicoterapeute Raffaella Cardone e Monica Mambelli, dalla psicologa esperta in statistica Marisa Cemin, ha preso in esame oltre 70 partecipanti ai corsi di «Meditazione a indirizzo Pnei» condotti da Carosella e Bottaccioli.
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I partecipanti ai corsi sono stati studiati con il Symptom rating test, uno strumento scientifico che consente la valutazione del cambiamento sintomatologico. All’inizio del corso il punteggio totale della sintomatologia era di 18,9. Il test alla fine del corso (retest) ha registrato 5,8, con una riduzione dei sintomi di più di tre volte rispetto all’inizio del corso. Lo studio, realizzato su 71 partecipanti a corsi di «meditazione a indirizzo Pnei» tenuti da Antonia Carosella e Francesco Bottaccioli, dimostra un forte abbattimento della sintomatologia dopo 30 ore di insegnamento teorico-pratico, passando da 18,9 del test all’inizio del corso a 5,8 nel retest alla fine del corso.
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Lo strumento usato è stato il Symptom Rating Test, un questionario sintomatologico validato fin dal 1974 che contiene quattro scale per misurare: ansia, depressione, somatizzazione e inadeguatezza.
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UNISCITI A NOI CON GLI ESERCIZI DEL PROGRAMMA “BENESSERE TOTALE”.
Gli incontri si svolgono a Sanremo, nella sede di Via Padre Semeria 174.
Contatti al numero 340-8007000 (Luca Mobile) o all’indirizzo e-mail yogasanremo@libero.it.
Ritagliati il tuo spazio di serenità e armonia…