Primo elemento, la montagna.
Padre Serafino porta il suo
discepolo davanti a una grande roccia e lo esorta a focalizzare l’attenzione
sul monte. “Impara dalla montagna”, gli dice. Impara innanzitutto come essa
“sta”. E il suo stare ti insegnerà il suo pregare.
Il primo insegnamento verte
sulla stabilità. Imparare dalla montagna significa imparare a stare, imparare a
fermarsi, imparare a radicarsi. Il monte è massa. Massa, materia stabilmente
fondata. Materia, ovvero corpo.
La meditazione della montagna è
la meditazione dell’essere. Fa uscire dall’ansia del fare e fa recuperare il
diritto a essere. Semplicemente. Essere. Presenza. Il primo chakra, il primo
centro energetico, nel bacino, è connesso con il puro esserci. La base. Il
senso dell’esistere.
Il meditante sostituisce il
costruire con l’osservare. E il primo oggetto dell’osservazione è l’oggetto a
noi più vicino. “Osservarsi. Si inizia da qui. E’ l’inizio di una ricerca. Una
ricerca religiosa comincia dal fare conoscenza con se stessi: non dando le cose
per scontate, non basandosi su ciò che è noto al cervello, ma con l’umiltà di
guardare di persona, con un incontro diretto, immediato, semplice, con i fatti
del proprio essere”. Osservarsi portando lo sguardo nel fondo, senza fermarsi
in superficie. Osservarsi per ciò che realmente si è, dietro a ciò che si crede
di essere. L’essere puro. La potenzialità infinita.
Osservare significa lasciar
essere. Senza bloccare le energie. Osservarle e lasciarle essere anche quando
sembrano non appartenerci. Anche quando non rientrano nel quadro di ciò che
pensiamo essere la sfera del nostro io. Quando vorremmo bloccare i dinamismi,
per paura, per proteggerci, per scarsa consapevolezza, e restare chiusi al sicuro
dentro un io statico e ripetitivo. La montagna lascia avvenire su di sé: piante
che nascono, piante che muoiono, animali ed esseri umani che si muovono sui
suoi versanti… Si lascia bagnare dalle piogge, coprire dalla neve, scaldare dal
sole… Lascia che la vita proceda. Non la frena, né interviene su di essa. La
accoglie e la guarda avvenire su di sé. E’ lo sguardo del meditante: lo sguardo
accogliente della consapevolezza.
La montagna trova il suo
sostegno sulla terra e si proietta costantemente verso il cielo. E’ saldamente
fondata. Immobile. Salda. Come lei, i suoi abitanti: la loro ascesi prende la
forma stessa del monte che li ospita: stabilità, radicamento nell’Essenziale,
radici che affondano nel terreno dell’essere. E proiezione costante verso l’Assoluto.
Possibile proprio perché c’è il radicamento.
Percepire Dio come terreno,
come sostegno. Sentirsi corpo con una larga base, ben piantata nel terreno.