Nel 2010 ho fondato l’Associazione Culturale “Yoga Sanremo” vedi https://yogasanremo.blogspot.com, organizzando fino al 2017 un totale di 462 stage dedicati ai più svariati argomenti yogici, filosofici, meditativi e spirituali. Oggi guido la Top experience “Wine AND Meditation” vedi https://wineandmeditation.blogspot.com e promuovo seminari sull'Esicasmo, sullo "Yoga Cristiano", sulla "Preghiera del cuore" e sulla "Meditazione contemplativa degli antichi Padri del Deserto". Luca D’Amore Mobile (anche WhatsApp ) 3408007000 E-Mail yogasanremo@libero.it

Stage GRATUITO "MEDITARE COME ABRAMO, OVVERO: LA MENTE SCENDE NEL CUORE"



Meditare su Abramo significa entrare nel suo sentire, comprendere le motivazioni delle sue scelte, condividere la sua risposta alla chiamata di Dio. E da lui imparare.
Imparare soprattutto che l’essere umano è il suo cuore: come è il suo cuore, così è l’essere umano. Il cuore di Abramo.

Il cuore in cui abita la fede di un padre che arriva ad anteporre all’amore per suo figlio, “il suo unico figlio”, il figlio tanto desiderato e atteso, l’obbedienza a Dio che prima glielo ha donato e poi gliene ha chiesto il sacrificio (Genesi 22, 1-19).

Se ci si limita ad acquisire solo una stabilità perfettamente centrata su di sé e in sé, e non ci si offre alla disponibilità, alla carità, all’amore, si corre il rischio di divenire pietra inerte e immobile. Di negare l’essenza dell’umanità. E la dimensione della relazionalità, che a questa umanità appartiene. Perché nell’essere umano, al contrario che nella pietra, c’è un’energia vitale dinamica che continuamente ci mette/ci tiene in comunicazione fondamentale con l’Altro/altro, l’Altro da cui quella forza vitale viene a/in noi, vivificandoci, l’Altro che ci fa continuamente dono della vita, e l’altro che con noi condivide questa energia, respirando nella/dalla stessa Fonte.

Il “risveglio del cuore” cui la meditazione su Abramo ci esorta è invito a metterci e a stare al cospetto, contemporaneamente, di noi stessi, del centro più profondo di noi stessi, e di quell’Altro/altro che è inscindibile da noi. Senza il quale non siamo e non possiamo essere. Addentrandoci in noi, infatti, scopriamo che il Sé che vive al centro di noi, della nostra grotta interiore, è anche l’Altro che ci fonda e ci dà vita. E che abita il centro di ogni altro. Fondamento della vita di tutti gli esseri presenti in questo universo. Vita alla base di ogni vita.
Qui l’unificazione è completa. Mi scopro fondato da Lui. Relazionato inscindibilmente con lui. Con lui uno. “Una cosa sola”. E scopro che egli fonda ogni altro io. E che, dunque, in quel fondamento io e ogni altro siamo uno. “Una cosa sola”.
Nel cuore l’Altro è via all’altro, e viceversa.

Nell’amore per ciò/chi amiamo, c’è la traccia del nostro amare Dio. Visto che egli è al cuore di ciò/chi amiamo. Rivestito della forma di ciò/chi amiamo. E dunque è lui che amiamo nei nostri amori.

Svuotarsi di sé, perché ci si sa strettamente relazionati agli altri. Perché il sé non è il piccolo sé, ma comprende tutti gli altri. Non è senza di loro. E’ in continua condizione di “inter-essere”.
E’ questa la “perfezione” dell’amore. Dell’amore di Dio. Che dovrebbe portarci ad “amare come egli ci ha amato” (Giovanni 13, 34).

E diventeremmo ciò che siamo. O, meglio, ciò che siamo nella possibilità di essere. Luce del mondo (Matteo 5, 4). Sale della terra (Matteo 5, 13).